lunedì 19 maggio 2014

Mr. Wolf

É stata una coltellata. Sulla schiena. A tradimento. A colpire proprio Lui. Che amavo alla follia e per cui da subito mi ero totalmente denudata dell'armatura che le sue braccia mi parevano un porto piu sicuro.
É stata una lama lucida e affilatissima, e fredda, molto fredda. piantata nelle scapole con una precisione chirurgica. Un colpo secco, uno solo che ha trafitto il cuore.
Come nei film anche io quando è arrivata ho sbarrato gli occhi per lo stupore e l'orrore. Il dolore, quello é arrivato dopo. Prima ho avuto tutto il tempo necessario per vedere il mondo fermarsi intorno a me. Ancora oggi ho una chiara fotografia di quel momento. La nostra foto ingigantita appesa alla parete bianca e arancione con la scritta "we are the fucking best" che aveva voluto aggiungere. Il suo regalo di due natali prima. I suoi disegni e appunti vari riempivano il tavolo in legno alla mia sinistra. Sulla destra invece il divano verde con ancora le briciole della mia cena solitaria della sera prima. Eppoi la sua maglietta sulla sedia che lui appena entrava si toglieva e lasciava sempre su quella sedia li e non gli è mai riuscito arrivare fino in camera. Insomma tutto si é cristallizzato in un tempo eterno fuori misura.
É stato allora che ho iniziato a sentire la fitta così forte da farmi cadere in ginocchio. Mi sono finalmente accorta del sangue che usciva spietato e strafottente. Come lui.
Poi il dolore. Lancinante.
Ricordo la scena di un film in cui un tipo riceveva una notizia talmente dolorosa che si buttava contro il muro e iniziava a grattarsi le braccia scorticandosi. Il dolore era troppo forte per non fare qualsiasi cosa pur di sentirsi vivi.
Più o meno e stato così per me nei giorni e nei lunghi mesi a seguire. Cercavo di buttarlo fuori tutto quel dolore li, dovevo farlo per forza o mi avrebbe ucciso. Ho grattato con le unghie quelle pareti arancioni, ho strappato le pagine del suo primo libro che mi aveva dedicato, ho guidato, ho urlato, ho pianto l'impossibile, ho incontrato altri uomini a cui ho addossato colpe sue e che ho usato per sentirmi ancora viva, ho fumato. 
Poi sono arrivata a scoprire che ad un certo punto, raggiunto un livello di insostenibilità qualcosa in me si staccava una parte si separava e osservava l'altra soffrire.
Poi tutto si é calmato e restavano solo la candela al naso, un forte mal di testa, confusione, rabbia e un grandissimo senso di vuoto. Ma il dolore era cessato.

É stato qui che sei arrivato tu.
Ricordo il primo invito a cena a casa tua. Cena preparata con cura e dai sapori inusuali e buoni per me. Poi la scena si sposta nella tua camera. Ricordo un tempo indefinito sdraiata nel tuo letto con te sdraiato sulla sinistra in silenzio, ad ascoltare musica credo che però non ricordo quale. Ricordo invece che io era fissa come in tranche sullo schermo del computer e sul gioco di luci che emanava.
Poi l'amore é arrivato dopo. Quell'Amore per cui tanto ti sei battuto e che ora mi pare sia stato più un atto di volontà, un obiettivo che ti eri prefissato, più che uno spontaneo nascere di un sentimento. Quasi come lo avessi deciso a tavolino. Ancora prima forse di incontrarmi.
L'amore e arrivato dopo. I ricordi che ho in questo istante sono una tenda piccolissima, noi due dentro una grotta e le mie paranoie per i ricci, lo scriverci quotidiano ad agosto e le giornate a casa tua. Però é strano, écome se tutti i miei ricordi di ora si fermassero al pre-Roma. Mi fa venire il mal di pancia quel punto in cui si ferma il ricordo.
Ricordo anche le nostre litigate. L'ultima l'altro ieri sera. Mi hai fatto uscire di testa, perdere il controllo per l'ennesima volta. E in quei momenti mi fai diventare una persona che non sono. Non so cosa mi scateni. Mi fai ribollire. Nel bene e nel male.
L'amore, dicevo, é arrivato dopo. Fatto in un modo che forse non era il mio. Intenso, animale e sempre con un sottofondo malinconico.
Io, aggrappata alla tue lenzuola nere, fissa sulla parete piena dei disegni di tuo figlio. Le pareti di casa tua così bianche e spoglie mi trasmettevano forse il tuo dolore dei tuoi 4 anni passati, che mi entrava impercettibilmente dentro. Le lenzuola nere invece avevano ancora per me i segni di tutte le donne che ho immaginato essersi coricate prima di me. Di una ho anche lo fotografia. Mancava un posto creato su misura per noi.
Di te mi sono innamorata perché ho sempre ritenuto che tu abbia l'anima affine alla mia. La prima volta che me ne sono accorta, che ti ho sentito famigliare e stato un momento stupido. Di notte la prima volta alle terme, siamo usciti dalla tenda perché volevo fumarmi una sigaretta, mi stavi davanti e in quel momento ti ho sentito appartenere alla mia stessa razza. Poi ci sono stati svariati momenti in cui ho avuto conferma che eri tu, l'uomo mio. Ma ne ho avuto troppa paura allora scappavo.
Ho amato il tuo sguardo. Che e un mix di papá più dolce del mondo e amante potente. Di sesso e protezione insieme. E di animale feroce e randagio. E ferito. Quindi pericoloso. Mi hai fatta vibrare più e più volte. Di piacere intenso e di rabbia.  Ti ho riconosciuto come fatto del mio stesso sangue ma ho sempre sentito che quel miracolo avrebbe potuto crollare da un momento all'altro come un castello di carte chissà perché. Come se fossimo troppo deboli entrambi per sostenere e coltivare quell'amore che avrebbe potuto altrimenti essere infinito, troppo deboli per non essere io e te passeggeri.
Ricordo le cattiverie, le insicurezze che si mascheravano in reciproche accuse, e gli abbracci. I tuoi che mi placavano e raccoglievano tutta dentro. Solo in quei tuoi abbracci sono riuscita per qualche attimo ad abbandonarmi totalmente alla fiducia e all'amore e a sentirmi e sentirci invincibili.
Ricordo una cucina troppo piccola, e un balcone con la pattumiera sempre di troppi giorni e che avevo immaginato di riempire con fiori. Ricordo una gatta, forastica come il padrone e come il padrone capace di grande accettazione e tenerezza se decideva di accettarti.
Ricordo la tua casa in Salento, la camera con il letto nel piano alto. Cioè non ci sono mai stata, ma l'ho immaginata così tante volte che nella mia mente ne ho creato un'immagine precisa che diventerà ricordo.
Ricordo tutte queste che rimangono lì, sospese, tra il desiderio e l'incompiuto.

mercoledì 7 maggio 2014

"La nostra mente è, per la stragrande maggioranza del suo tempo, impegnata a giudicare e classificare gli eventi, eticchettandoli come giusti o sbagliati, come fonti di gioia o dolore, come minacce o opportunità, semplicemente confrontandoli con sue interpretazioni di precedenti esperienze vissute o di cui si conosce l'esistenza. Gli schemi mentali possono essere immaginati come due grosse mura lungo una strada. Tutto ció che è all'interno delle mura, la mente lo considera giusto, tutto quello che é fuori, all'esterno delle mura, la mente lo considera sbagliato. Il problema é che nessuno colloca le sue mura esattamente dove le collocano gli altri: per qualcuno la distanza tra le mura é estremamente limitata e ciò lo porta a giudicare sbagliati la maggioranza degli eventi che per altri sono giusti. Tutto ciò non fa altro che allontanare l'interpretazione della realtà, da parte della mente, dalla sua verità essenziale che invece dovrebbe essere libera da qualsiasi pregiudizio.
Gli schemi mentali sono la causa di discussioni infinite, di chiacchiere inutili su quello che fa, non fa o dovrebbe fare una persona da parte di chi la osserva é ne giudica il comportamento. Il giudicare continuamente gli altri e se stessi rappresenta la forma più inutile di impiego della propria energia vitale.
Uno degli effetti più evidenti nel comportamento di chi ha schemi mentali rigidi é la sua perenne insoddisfazione; gli schemi mentali determinano il giudizio quasi ossessivo di ogni cosa e lo sviluppo di aspettative. Ogni volta che si creano aspettative ci si mette spontaneamente, anche se inconsapevolmente, proprio nella condizione che queste vengano disattese, soprattutto se le aspettative riguardano il comportamento che altre persone dovrebbero avere. 
Capirai come le aspettative di una persona condizionano i pensieri di chi incontra a fare proprio il contrario di ciò che si aspetta.Il giudizio, l'interpretazione della realtà e il comportamento di ogni persona dipendono da come ha vissuto e reagito alle proprie esperienze. Tali esperienze non potranno mai essere uguali a quelle di nessun altro. Quando si hanno aspettative e queste vengono disattese, si soffre e si cerca di controllare l'oggetto dell'aspettativa perché si comporti come le aspettative vorrebbero. Questa sofferenza è totalmente inutile.
É non avendo aspettative riguardo a qualcosa che, semplicemente, si crea il presupposto affinché quella cosa si realizzi".

- La Fisica dell'Anima - Fabio Marchesi.

Capito Eli? Nessuna aspettativa, nessuna aspettativa, nessuna aspettativa.

Buon inizio a me.