domenica 5 gennaio 2014

"L'amore non è quello che i poeti del cazzo vogliono farvi credere. L'amore ha i denti; i denti mordono. I morsi non guariscono mai" - Stephen King -

Tu, tu che hai conosciuto e vissuto la pazzia, ora, ti prego, dimmi di me. Prima di lasciarmi andare via, dimmi di me. Anzi no, taci. Lo so. Lo so. A volte è così difficile stare vicini alla persone che hai iniziato ad amare. E' così difficile se ancora non hai finito di amare te.

Perchè, hai ragione, due non è uno più uno. Due è molto, molto di più. Due è infinito. Due è amore.

Speravo fossi forte tu abbastanza per entrambi. Forte abbastanza per arginarmi e insegnarmelo tu l'amore. Perdona.

sabato 4 gennaio 2014

Epilogos

Del casino che abbiamo fatto adesso me ne vergogno.
E' che in questi 6 mesi non sono stata capace di fermarmi, ascoltarmi e passare in rassegna le emozioni che cambiavano e crescevano. Non le ho ascoltate. E' stato tutto veloce. Non ne ho preso coscienza. Mi hai presa che ero un animale ferito e inselvatichito. Fuggivo le carezze e le dolcezze come una selvaggia. Ne avevo terrore. Mi hai educato. Mi hai educato all'amore. Ma non ti ho dato tempo di finire il lavoro. 
E' come in questi mesi con te avessi assistito alla mia stessa vita da spettatrice senza realizzare che ne ero io la protagonista, come quando guardo le finestre illuminate dei palazzi e mi immagino l'esistenza delle persone che abitano quelle stanze. Così questi 6 mesi mi guardavo sorridere, cambiare taglio di capelli, farmi accarezzare la testa, lavare con piacere i tuoi piatti, raccontarti dei miei colloqui. Ho fatto scorte del tuo amore così perfetto per me e che è stato balsamo sulle mie ferite e non mi sono resa conto del mio amore per te. Non ho saputo dimostrarlo perchè non sono riuscita a prenderne piena coscienza. Giorno dopo giorno mi sono innamorata di te Senza accorgermene appieno. Lo scopro ora.  Ho solo ossigenato l'inadeguatezza che mi era stata appiccicata addosso prima di te, al solo scopo di sottrarmi alla possibilità della felicità che tu mi stavi offrendo. Inadeguata alla felicità. Inadeguata all'amore. Prima non ero così, sai? Ora vedo tutte le differenze. L'ultima volta ho iniziato piena d'amore e sono uscita svuotata. Con te sono partita svuotata e ora, nonostante l'amarezza, sono arricchita. E con la voglia di amare addosso. Me l'hai lasciata tu in eredità. Senza nemmeno poterne godere. 

Del casino che ho fatto ora me ne vergogno.
I momenti di immobilità che ora ne seguono mi servono per rielaborare in fretta che il mio amore (si il mio amore) non è finito nel momento in cui sono uscita dalla tua casa con la valigia, non si é esaurito in quel momento ma deve colare ancora in queste lacrime irregolari di adesso. Spero in uno squarcio poco doloroso, come quando si fa uscire una scheggia di legno dai polpastrelli.
Sento ora il calore diffuso di chi deve prendere atto della perdita e passare in rassegna i propri fallimenti per ricostruirsi.
Sono uscita da quella tua casa romana trattenendo in mezzo ai denti il rumore violento delle mie cattiverie che si fondevano alle tue (come sei stato crudele anche tu, non sono quella che dici) mentre tutto si scioglieva dentro la banalità del peggiore dei romanzi d'appendice.